Mirella Freni, soprano (1935–2020)
Tema ARTE E CULTURA

Mirella Freni, soprano (1935–2020)

Mirella Freni (Modena, 27 febbraio 1935 – Modena, 9 febbraio 2020) debutta diciannovenne, dopo anni di studi sotto la guida dei maestri Luigi Bertazzoni ed Ettore Campogalliani, al Teatro Comunale di Modena nella Carmen di Georges Bizet, il 3 febbraio 1955, interpretando il ruolo di Micaela.

Entrata alla Scala a ventisei anni vi interpreta la Nannetta del Falstaff. È l’inizio della sua intensa presenza sulla scena del celebre teatro milanese, presso il quale si contano di lei ben otto inaugurazioni e un pacchetto di titoli di straordinaria rilevanza eseguiti, nelle parti primarie, dal 1962 alle soglie del terzo millennio: Falstaff, Serse, Carmen, Elisir d’Amore, La Bohème, Faust, Turandot, Don Giovanni, Le nozze di Figaro, L’amico Fritz, La Traviata, Manon (di Massenet), La Figlia del Reggimento, Otello, Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Evgenij Onegin, Adriana Lecouvreur, La dama di picche, Fedora. Alla Freni dei primi anni succede poi la seconda fase di un percorso che si apre al Festival di Salisburgo con la Desdemona dell’Otello verdiano (1970), diretto da Herbert von Karajan. È il passaggio dai ruoli della prima maniera (in parte mantenuti nel proprio repertorio) ai personaggi di altra statura nella dimensione vocale, nelle inflessioni espressive, nelle valenze drammatiche. Ed ecco Simon Boccanegra, Don Carlo, Ernani, Aida, Manon di Puccini, Adriana Lecouvreur, preannuncio della terza fase, quella delle opere russe. La trilogia di Ciaikovskij: Evgenij Onegin (1984), La dama di picche (1990), La pulzella d’Orléans (2002). Con essa due opere di Umberto Giordano: Fedora (Teatro alla Scala e Teatro Comunale di Modena 1994), Madame Sans-Gêne (Catania 1997).

È la vita d’artista di una cantante illustre che si nega al divismo e alle manifestazioni enfatiche dei suoi cultori, pur avendo condiviso onori e oneri con le più alte personalità della musica operistica e da concerto sulle massime scene del mondo: Karajan e Giulini, Visconti e Jean Louis Barrault, Kleiber e Abbado, Strehler e Ronconi, Prêtre e Gavazzeni, Jean Vilar e Zeffirelli; Levine, Solti, Sinopoli, Bartoletti, Muti, Ozawa. Impossibile elencarli tutti, come i teatri, del resto, che ricordiamo nelle loro principali espressioni, dalla Scala al Metropolitan; le massime scene della Mitteleuropa e dell’area austro-tedesca; Londra e Parigi, Madrid e Buenos Aires, Mosca e Tokyo.