
In questa fase matura de Chirico torna ai suoi motivi più iconici — le Piazze d’Italia, i manichini, gli interni metafisici, i cavalli sulla spiaggia — ma li rilegge con una tavolozza più chiara, una costruzione più nitida e un’ironia nuova, lontana dalla malinconia tragica del primo periodo. È la stagione della neometafisica, definita così nel 1970 dal critico Wieland Schmied. Qui l’immagine non evoca più soltanto mistero e inquietudine: diventa un gioco consapevole di variazioni, citazioni e differenze. Opere come Ettore e Andromaca, L’astrologo e Sole sul cavalletto mostrano questo equilibrio tra pensiero e leggerezza, tra ricordo e invenzione.














