Castello di Roccapelago
Tema ARTE E CULTURA

Castello di Roccapelago

Il castello sorge su di uno sperone di roccia che domina l’ampia valle del Pelago. Questa ardita ed impervia altura, imprendibile e naturalmente fortificata, costituì la dimora del leggendario Obizzo da Montegarullo, potentissimo feudatario del Frignano. Ospita il Museo sulle orme di Obizzo

Da uno sperone di roccia di oltre 1000 m. il poderoso castello domina la conca del Pelago, sulle antiche vie che collegavano l’area padana alla Toscana e al Mar Tirreno.

Fu dei Longobardi, di Matilde di Canossa e dal 1240 dei Montegarullo. Fra Tre e Quattrocento il bellicoso Obizzo ne fece il fortilizio guelfo del Frignano, ribellandosi agli Este di Ferrara e combattendo i loro alleati Montecuccoli e la città di Lucca; infine fu sconfitto nel 1408.

Iniziò così il declino della rocca: la sala d'armi del palazzo feudale sembra fosse adattata a chiesa parrocchiale, del 1586, trasformando una torre in campanile.

Rimangono parti del castello come le mura e il corpo di guardia; un cumulo di rovine nel punto più alto è quanto resta del mastio.

Del 2011 è la sorprendente scoperta nella cripta della chiesa di oltre 300 corpi sepolti dal ‘500 al ‘700, di cui quasi cento mummificati. Mummie e corredi funerari sono esposti nel museo della rocca “Sulle orme di Obizzo da Montegarullo”.

Dalla rocca, lo sguardo abbraccia il Cimone, il Libro Aperto, il crinale verso San Pellegrino in Alpe, il Rondinaio e a ovest la maestosa roccia del Sasso Tignoso (1492 m; sentiero CAI n. 565, dall’antica via Vandelli). La parrocchiale di S. Paolo è fra le più belle dell’Appennino: scenografico il tabernacolo dorato a tempietto (1603); sul fondo la Madonna del Rosario di G.B. Bertusio, allievo dei Carracci (1627). Nel borgo medievale ai piedi della rocca spicca la Casa del Capitano. Nel Parco del Frignano, l’area di Pievepelago offre escursioni fra castagneti e faggeti; mete suggestive sono il Lago Santo (1501 m) di origine glaciale, le “capanne celtiche” in pietra, con facciata a gradoni e tetto in paglia, in loc. Casoni, e il Ponte della Fola sul torrente Scoltenna, nodo dell’antica viabilità citato dal 1028, unico ponte di pietra in Emilia a schiena d’asino con due arcate; tale è l’audacia costruttiva che una leggenda lo dice realizzato dal demonio