Museo del castello di Formigine
Tema ARTE E CULTURA

Museo del castello di Formigine

Un luogo dove il patrimonio culturale di una comunità viene custodito , narrato e trasmesso: informa mentre diverte e crea un filo diretto tra la ricerca scientifica da una parte e i gusti e le curiosità della gente dall’altra.

Museo e Centro di documentazione
Dopo l'intervento di recupero terminato nel settembre del 2007, sono stati aperti al pubblico il Museo e Centro di documentazione, nell'area della Rocchetta, e l'area archeologica nel parco.
L'idea del museo è fortemente connessa alla sua collocazione, la rocchetta, ovvero il nucleo fortificato inaccessibile al pubblico prima del restauro, di cui ora si conoscono aspetti inediti. Essa è inoltre strettamente collegata all'area archeologica nel parco del castello, con la quale forma un unico percorso di visita.
L'allestimento museale si sviluppa per episodi narrativi suggeriti dai luoghi stessi in cui sono ambientati, lungo due coordinate principali: il tempo e lo spazio.
Accoglie il visitatore la corticella, piccola corte interna della fortificazione, dove risuonano, oggi come un tempo, le voci, i rumori, i suoni di coloro che vi hanno vissuto.
All'ingresso della torre dell'orologio inizia il viaggio nel passato del castello e dei suoi abitanti, dalla storia recente dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, alle prigioni in uso dal XVIII secolo per giungere, passando attraverso le stanze dove il capitano delle guardie viveva, alle vicende della campana e dell'orologio che dal XVI secolo scandiscono il tempo della comunità.
La torre di sud-est, con la sua ampia veduta, ci proietta nel paesaggio circostante attuale, interno ed esterno, ponendolo a confronto con il panorama tardo medievale che si poteva osservare dall'alto dei punti di avvistamento e mostrandoci l'antico abitato rurale raccolto attorno alla chiesa e al suo cimitero.
Il corpo di guardia è ora anche il centro del museo, qui sono raccolte e riordinate le informazioni scientifiche e le testimonianze orali. Attraverso le voci di coloro che raccontano episodi di vita personale e collettiva, come la contessa Maria Alessandra Gentili Calcagnini d'Este, è possibile infatti restituire una dimensione di oralità e di memoria in parte perduta.

Indagini archeologiche
Dal 1998 al 2006 il gruppo di studio diretto da Sauro Gelichi, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ha condotto il proprio intervento, analizzando inizialmente le murature per distinguerne le diverse tappe di evoluzione, in seguito affiancando le indagini sui bacini sepolti.
La ricerca archeologica ha portato così alla luce non solo l'antica chiesa di San Bartolomeo e il cimitero circostante, ma ha ritrovato anche il borgo basso-medievale (XIII-XIV sec.) e le fasi di vita precedenti la fondazione del castello, fino alla seconda metà del X secolo. La scoperta di alcune sepolture nella porzione orientale del cimitero databili all'XI secolo e il ritrovamento di un denaro ottoniano della zecca di Pavia del 962-977 d.C. hanno confermato infatti la presenza di un insediamento alto-medievale.
Il lavoro degli archeologi, unitamente a quello degli antropologi, ha permesso di conoscere la comunità rurale che nel X-XI secolo troviamo raccolta attorno a un edificio ecclesiastico; accanto al quale, nel XIII secolo, il Comune di Modena edificò il castello. Sappiamo che questa comunità diede vita a un insediamento stabile con edifici, strade e piazze e che questo abitato venne cancellato tra XIV e XV secolo, quando i Pio trasformarono il castello in propria residenza.
Gli studi compiuti sugli inumati, anche attraverso l'analisi del DNA, hanno fornito informazioni sul sesso, sull'età alla morte, su alcune caratteristiche fisiche, sulle patologie di cui soffrivano gli abitanti, sui loro caratteri discontinui (ereditari) e su quelli ergonomici (dovuti allo svolgimento di attività lavorative intense e ripetute). È stato altresì possibile comprendere per la prima volta e in modo chiaro i cambiamenti della ritualità funeraria tra X e XVI secolo. I defunti venivano sepolti senza un vero e proprio corredo funerario, tuttavia sono stati trovati rosari e numerosi oggetti d'abbigliamento come bottoni, fibbie e anelli. Lo scavo ha rinvenuto anche suppellettili e strumenti di lavoro in metallo, osso e vetro. Particolare rilievo hanno gli oggetti in ceramica, di cui si è venuta a costituire una raccolta di frammenti che parte dal Basso Medioevo sino al XIX secolo.
Il risultato della campagna di scavi è stato quello di ricostruire non solo la storia del monumento simbolo della comunità, ma la storia della stessa comunità. Anno dopo anno, è emerso dunque un sito archeologico di rilevanza regionale e di grande interesse per la qualità e la consistenza delle strutture e delle sepolture rinvenute e, allo stesso tempo, un caso esemplare per la metodologia adottata e per l'efficace collaborazione tra archeologia e progettazione architettonica. L'indagine archeologica ha infatti affiancato costantemente il restauro, fornendo all'architetto restauratore dati importanti per le scelte d'intervento.

Orari

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